ALLEGATI
FONTI
Procopio di Cesarea
e la chiesa dei santi Nicola e Prisco
1. Il grande storico bizantino Procopio di Cesarea (500-560 circa), consigliere di Belisario, nella sua opera De Aedificiis, I, 6 riferisce che Giustiniano "restaurò" a Costantinopoli una chiesa dedicata a i santi Nicola e Prisco. Una testimonianza molto importante in quanto è il primo riferimento alla diffusione del culto nicolaiano anteriormente alla "Vita Nicolai Sionitae", che comunque si limita al culto del Santo nella Licia. .
2. Ovviamente il fatto che fosse in coppia con Prisco ha provocato dei dubbi in alcuni ipercritici sull’identificazione di Nicola, quasi che in quel periodo ci fossero altri San Nicola. Il primo a negare tale identità fu il Falcone il quale affermò che il Nicola in questione non è né «l’immaginario Nicola» del tempo di Costantino nè il Pinarese (essendo ancora vivo), bensì uno dei quaranta martiri di Sebaste al tempo di Licinio, che tal volta è accomunato a Prisco nelle preghiere. E perciò probabile che la chiesa fu eretta in loro onore per la presenza delle loro reliquie nella città.
3. «Nugae» (sciocchezze) definì l’Assemani queste affermazioni del Falcone. E' impossibile che potessero essere venerati a parte due dei 40 martiri, a meno che, come nel caso dei Tebei (con Maurizio) non avessero svolto il ruolo di uomini guida. Il che non è il caso. Tuttavia l’Assemani non crede neppure che si tratti del Nicola di Myra, come invece affermava il Du Cange nella «Costantinopoli cristiana». Per lui si tratta di due dei tre santi (l’altro è Martino) che morirono martiri nel fuoco e la cui festa è posta al VII dicembre.
4. Nei Menei greci la memoria si concludeva infatti con le parole «Synaxis vero eorum peragitur iuxta moenia Blachernarum» A partire da questa discrepanza G. Anrich procedette ad un confronto dei codici dei sinassari per le date 25 settembre (Prisco e Nicola: il Mediceo-Laurenziano 787, Paris. Gr. 1590 e 1592), 22 settembre (Prisco e Nicola: Patmensis 22613, Prisco, Martino e Nicola: Hieros. S. Crucis 40, Paris. 1594, Berolinensis 219 e Brit. Mus. Add. 24378; Martino e Nicola: Messanensis 103; martire Nicola: Ambrosianus B 104 Sup.; Martino: una classe di Menei), 21 settembre (Prisco:Messanensis 103, e Ambrosianus B 104 Sup., la classe dei Menei, Vat. 1613 e Paris. 1589; questi ultimi due non menzionano nè Nicola né Martino).
A parte Martino, che appare come un’errata lettura di «martire», c’è qualche notizia sul martire Prisco (sempre primo nella serie). Su Nicola non vi sono dati, eccetto l’aggettivo martire, che però sembra una continuazione della qualifica di Prisco.Il fatto che Nicola, con Prisco, viene inserito al 7 dicembre (immediatamente dopo il 6) e la rarità del suo nome fanno concludere quasi con certezza che il Nicola della chiesa di Giustiniano è S. Nicola di Myra
5. Questa chiesa era stata costruita prima del 527 nella parte nord della città, appena fuori del muro di Teodosio Il. Per cui non c’è da meravigliarsi se nel 626, durante l’attacco degli Avari e degli Slavi, fu incendiata e distrutta. A meno che alle Blacherne non ci fosse un’altra chiesa dedicata a S. Nicola, dovrebbe trattarsi di quella stessa fatta restaurare da Giustiniano, anche se nella fonte che riporta la notizia si parla solo di
“chiesa di S. Nicola”, senza alcuna menzione di Prisco.
6. E’ difficile dire se la chiesa di S. Nicola detta di Basilide effettivamente (come vuole il Codino) sia stata costruita dal patrizio Basilide, di cui parla lo stesso Procopio nel “De bello Persico” (I, 24).
NOTA. Cfr. Procopio di Cesarea, De aedificiis, I, 6. Il testo greco è riportato anche dall’Anrich, Hagios Nikolaos, 1, pp. 454-455. In nota questo autore, basandosi sul Krumbacher, afferma che Procopio scrisse l’opera verso il 560. Il che porterebbe la costruzione della chiesa intorno al 550. Ma questo non regge. Infatti non è detto che Giustiniano fece i lavori mentre Procopio scriveva il suo testo. L'attività edilizia di Giustiniano si sviluppò soprattutto dopo le distruzioni seguite alla sollevazione del 532. E comunque, il termine greco per indicare l’operato di Giustiniano per questa chiesa è καινουργησας dal verbo καινουργεω che indica non costruzione, bensì opera di rinnovamento o di restauro. Un particolare, questo, di non poco conto, in quanto pone l’origine della chiesa al V secolo. E’ molto improbabile che questo imperatore l’avesse anche edificata (Procopio l’avrebbe detto), anche perché chi l’aveva costruita avrebbe dovuto farla proprio male se dopo soli 25 anni aveva bisogno di restauri.