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FONTI
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3. Teodoro Anagnostes
Gerardo Cioffari
TEODORO IL LETTORE E LA LISTA DI NICEA
1. Vita ed opere.
Teodoro visse all'incirca tra il 470 ed il 540 dopo Cristo. Era già lettore della Hagia Sophia di Costantinopoli quando intorno al 520 il vescovo di Gangra (Paflagonia) gli chiese di compendiare i maggiori storici della Chiesa. La sua è infatti nota come Historia Tripartita in quanto compendia le storie di Socrate, Sozomeno e Teodoreto. In realtà il primo libro, che narra le vicende dell’epoca di Costantino, si basa soprattutto sulle storie di Eusebio e Gelasio di Cesarea. Il secondo riguarda l’impero di Costante. Il libro terzo comprende l’epoca degli imperatori Giuliano, Gioviano e Valente, mentre il quarto va dai tempi dell’imperatore Valentiniano fino al 518. Secondo il Nautin mentre i primi due libri (manoscritto inedito del XIII-XIV secolo conservato alla Marciana di Venezia) sono certamente di Teodoro, il terzo e il quarto potrebbero essere del compilatore dell’Epitome (600 circa d.C.). Cfr. Pierre Nautin, Revue des Etudes Byzantines, t. 52, année 1994, pp. 224-225.
Teodoro scrisse anche una Historia Ecclesiastica relativa all’impero di Giustino (518-527) pervenutaci solo in frammenti. Se la Tripartita, la sola qui che interessa il nostro discorso, si fonda principalmente sui tre storici citati, da diversi luoghi risulta che Teodoro non si limitò ad essi, ma avendo l’accesso ai documenti conciliari e ad altre fonti scritte, apportò delle aggiunte da altri documenti. Da qui l'importanza del fatto che il nome di Nicola appaia al 151° posto della sua lista dei padri che parteciparono al concilio di Nicea dell'anno 325.
2. La lista di Teodoro e il Sinodikon di Atanasio
Tra i primi a sottolineare l’importanza storica di Teodoro il Lettore fu nel 1935 H. Leclercq, il quale scrisse:
In una frase incoerente, lo storico Socrate, parlando dei padri di Nicea, rinvia i suoi lettori ad un «Sinodico» di Atanasio di Alessandria, in cui tutti i loro nomi sono menzionati: «Ritenendo di fare cosa gradita agli amanti del sapere, ora voglio dare i nomi dei vescovi che si riunirono a Nicea, secondo sono riuscito a reperirli, ognuno secondo la diocesi e la città che presiedevano, come pure il tempo in cui si riunirono in assemblea». Egli cita allora i loro nomi. Però all’improvviso aggiunge: «I nomi degli altri sono riportati tutti nel Sinodikon di Atanasio, vescovo di Alessandria». Ora, se si presta attenzione, ci si accorge che questa frase di Socrate è stata riprodotta da Teodoro il Lettore in testa alla lista che egli dà. Teodoro ha copiato da Socrate questa frase? Assolutamente no, poiché questi non fornisce la lista che figura in quello, lista che è la sola ragion d’essere della frase in questione. La coincidenza non si spiega che con l’uso indipendente fatto dai due storici dello stesso documento, cioè il Sinodikon atanasiano. Socrate, dopo aver preso da questo documento una prima frase, si accontenta di rinviarvi il lettore; Teodoro al contrario riproduce integralmente la lista che esso contiene, ma senza menzionare la fonte. Che la lista di Teodoro derivi da una fonte alessandrina non può essere messo in dubbio. L’era di Alessandria vi è ricordata; Alessandria e l’Egitto sono in primo piano, cosa l’una e l’altra inspiegabile in uno scrittore costantinopolitano se non con l’uso da lui fatto di un documento venuto dall’Egitto. Questo documento - la giustapposizione dei due testi di Teodoro e di Socrate lo prova — non è altro che il Sinodikon di Atanasio.E da questo stesso Sinodikon che provengono in definitiva tutte le liste di cui abbiamo parlato in dettaglio. Basta infatti confrontare la lista di Teodoro con l’Index dei padri di Nicea, come lo conosciamo oggi, per constatare tra le due serie la più grande somiglianza. Una conclusione s’impone: il testo di Teodoro, o in altri termini il testo del Sinodikon, dev ‘essere, o poco ci manca, il testo primario, la fonte d’origine a cui, d’ogni parte, siamo condotti (H. Leclercq, alla voce Nicée del Dictionnaire d’Archéologie Chrétienne et de Liturgie, XII, col. 1216).
È bene aggiungere subito che, nonostante la sua scoperta, il Leclercq, con una certa incoerenza, invece di attenersi a Teodoro, riproduce l’elenco dato da Gelzer, Hilgenfeld e Cuntz (che ha circa 100 nomi in meno). Cfr. Patrum Nicaenorum nomina latine graece coptice syriace arabice armeniace sociata opera ediderunt Henricus Gelzer, Henricus Hilgenfeld, Otto Cuntz, Lipsiae 1898, p. L.
La sua indecisione si nota di conseguenza anche a proposito di S. Nicola. Dopo aver affermato senza alcuna esitazione che la lista di Teodoro riflette il Sinodikon di Atanasio, si lascia poi prendere dai dubbi dei suddetti studiosi che riportano 100 nomi in meno rispetto a quel Sinodikon, finendo per affermare che il nome di S. Nicola è stato inserito a partire da altre fonti. Così, Nicola prima viene asserito come partecipante a Nicea («En plus des noms qu’on vient de lire, il faut ajouter ceux qui nous sont été conservés par d’autres sources»), poi viene escluso dalla lista. A dire il vero sembra piuttosto una svista, in quanto dopo aver detto che bisogna aggiungere anche Nicola, poi non lo mette neppure tra coloro i cui nomi sono più dubbi. L’influsso del Gelzer-Cuntz e dell’Anrich (Hagios Nikolaos, II, 1917, pp. 391-302) è evidente quando afferma che il nome di S. Nicola è stato preso e aggiunto dai Menologi, quando un esperto come lui non poteva ignorare che vi sono liste greche col nome di Nicola oltre 150 anni prima dei Menologi.
3. A proposito di queste liste, a dire il vero, anche Anrich (II, 301-302) era tutt’altro che all’oscuro, ma, nel contesto del suo discorso sulle novità biografiche contenute nei Sinassari (databili al primo decennio del X secolo), ecco la sua argomentazione:
Auch in zwei griechischen und einer arabischen Liste der Väter von Nicäa figuriert neben Eudemos von Patara, der als alleiniger lykischer Bischof in der ursprünglichen Liste stand, Nikolaos von Myra, während sein Name in der koptischen, syrischen und armenischen Liste fehlt, ein sicherer Beweis dafür, dass er später zugesetzt ist *. Da die in Frage kommenden griechischen Listen nicht über das 13. Jahrhundert hinaufgehen, werden es die Nikolaosviten, in erster Linie die des Synaxarium und die des Metaphrasten, gewesen seien, die zur Aufnahme des Heiligen in die griechische Liste Anlass gegeben haben; das einzige Verhältnis übrigens, das Psychologisch denkbar ist, zumal man in den Viten die Genesis des Motivs verfolgen kann. [In nota riporta i riferimenti del testo Patrum Nicaenorum Nomina latine graece etc., ed. H. Gelzer, H. Hilgenfeld, O. Cuntz, 1898, Index restitutus, n 157 p. LXIII: Λυκιας. Ευδημος Παταρων Griechischer Index Theodori Lectoris saec. XIII (vgl. P. XVIII), n.151 s, p. 67: Λυκιας. Νικολαος Μυρων. Λυκιας. Ευδημος Παταρων. Index libri Vaticani saec. XIV vgl. P. XVIII, n. 81, p. 73: Νικολαος Μυρεων als alleiner lykischer Bischof. Arabischer Index saec. XIV (vgl. P. XXVII) n. 307, p. 179 Eudemos Pataron, n. 316, p. 181 Nicolaus Myron
Nella nota successiva riporta la conclusione del Gelzer, l. c. p. XLI: Graecus index saepius antistites ex aliis fonti bus depromptos addidit velut Paphnutium Aegypticum, Nicolaum Myrensem, p. LXIX: Ex vita Nicolai indices V, VI, XI nomen mutuati esse videntur.]
3. Edward Schwartz: Anrich sbaglia. Il nome di Nicola l'ha messo veramente Teodoro il Lettore, non un copista
Meno timore riverenziale e più coerenza ha mostrato colui che è forse il più autorevole studioso dei concili, Eduard Schwartz (e questo sia nei confronti di Gelzer-Cuntz che dell’Anrich). Egli pone all’origine delle liste un «Corpus Canonum» da cui ha composto la sua lista Socrate (I, 13), che poi per qualche motivo si è perduta. In altri termini Schwartz spiega l’incoerenza di Socrate diversamente da Leclercq. Egli ritiene che Socrate inserì effettivamente la lista di nomi promessa al lettore, e che solo più tardi si sia perduta. La fonte di Socrate è la stessa, secondo Schwartz, a cui si è ispirato il traduttore siriaco. E da Socrate dipende ovviamente anche Teodoro il lettore:
Es versteht sich von selbst, dass die iunge griechische Handschrift des Theodorus Lector es an Zuverlässigkeit mit der Jahrhunderte älteren syrischen nicht aufnehmen kann; es muss aber auch angemerkt werden, dass Sokrates die Liste nicht intakt gelassen hat. Er selbst hat (16) Paphnutius, den Bischof der «oberen Thebais», aus Rufin (10,4; vgl. Socr. I, 11) interpoliert; die nicht minder verkehrte Einschaltung des hl. Nikolaus von Myra (151) ist schwerlich auf sein Konto zu setzen, da er nie von ihm redet, sondern auf das des Theodorus Lector oder eines Interpolators der Sokrateshandschrift, der Theodorus seine Exzerpte entnahm».
Cfr. Eduard SCHWARTZ, Über die Bischofslisten der Synoden von Chalkedon, Nicaea und Konstantinopel, in «Abhandlungen der Bayerischen Akademie der Wissenschaften», Neue Folge, Heft 13 (1937), München 1937, pp. 1-90. Il testo e la nota riportata sono a pagina 63.
[Si comprende bene che il più recente manoscritto greco di Teodoro il Lettore non può competere per affidabilità con quello siriaco di un secolo anteriore. Dev’essere anche rilevato che Socrate non ha lasciato la lista intatta. Egli stesso ha interpolato da Rufino (X, 4; cfr. Socr. I, 11) Pafnuzio, vescovo dell’alta Tebaide; la non meno movimentata inserzione di S. Nicola di Myra (n. 151) è difficilmente ascrivibile a lui, poiché egli mai parla di lui, ma piuttosto al manoscritto socratico di Teodoro il Lettore o di un interpolatore, dal quale manoscritto Teodoro prese i suoi compendi].
E in nota aggiunge:
Über die Legende vom hl. Nikolaus in Myra, vgl. Anrich, Hagios Nikolaos, II, p. 301. Dass „die in Frage kommenden griechischen Listen nicht über das 13 Jahrhundert hinaufgehen“ kann ich nicht zugeben, Theodorus Lector gehört ins 6.
[Sulla leggenda di S. Nicola in Myra, cfr. Anrich, Hagios Nikolaos, II, p. 301. Che le liste greche in questione non vanno al di là del XIII secolo non posso accettarlo. Teodoro il Lettore appartiene al VI secolo].
4. Interpolazione ? Forse, ma di Teodoro sulla base di Socrate o di altri documenti
Questo pronunciamento fa onore al grande studioso tedesco che non si è lasciato intimorire dall’autorità di Gelzer e di Anrich. Una volta affermato, come fa pure il Leclercq, che il testo di Teodoro il Lettore è fondamentale (sia che rifletta il Sinodikon di Atanasio sia che risalga a Socrate o altro manoscritto socratico), è necessario tirarne le conseguenze anche per quanto riguarda S. Nicola.
E superfluo aggiungere che qui il termine interpolazione non indica minimamente che il testo di Teodoro sia stato interpolato da qualche copista vissuto secoli dopo, ma che il testo di Socrate è stato probabilmente ritoccato da Teodoro basandosi su altro scritto di Socrate o altro scrittore del V secolo, oppure che nelle mani di Teodoro è pervenuto un manoscritto di Socrate già interpolato. Di conseguenza tutta l’operazione dell’inserimento del nome di Nicola è avvenuta tra il 450 c. (morte di Socrate) e il 515- 530 (data di inizio della Storia tripartita).
La conclusione che si impone è dunque importantissima per gli studi su S. Nicola: il testo di Teodoro il Lettore è la prima e fondamentale testimonianza storica della partecipazione di S. Nicola al concilio di Nicea del 325.
Purtroppo tutti gli scrittori di cose nicolaiane conoscono la presa di posizione dell’Anrich che svuota di valore la lista di Teodoro perché il manoscritto risale al XIII secolo. Nessuno mostra di conoscere la confutazione dello Schwartz, che sull’argomento ne sapeva molto di più dell’Anrich.
Su Teodoro, oltre ai citati Leclercq, Schwartz e Nautin, vedi J. Bidez, La tradition manuscrite de Sozomène et la Tripartite de Théodore le Lecteur, Leipzig 1908; Günther Christian Hansen, Theodoros Anagnostes Kirchengeschichte, Berlin 1971; Hans Georg Opitz, Theodoros Anagnostes, in Real Encyclopädie der classischen Altertumswissenschaft, X (1934), pp. 1869-1881. E. Amann, Théodore le Lecteur, inDTC 15 (1946), col. 233.