ALLEGATI
FONTI
Michele Archimandrita
VITA DI S. NICOLA
Vita privata e attività pubblica ed esposizione particolareggiata dei miracoli del padre nostro tra i santi Nicola, vescovo di Myra della Licia.
1. Prologo. Luminosissimo mattino per noi e mole di pietà e di brillanti miracoli, il divino vescovo di Cristo, lo splendente Nicola forma tutti alla glorificazione di Dio, rifulge egli stesso come un astro luminoso del sole della giustizia nell'anniversario, emanando intorno a sé gli splendori delle proprie virtù, come nubi lucenti al pari dell'oro; inoltre spinge coloro che amano i poveri, ancor più coloro che amano Cristo e che sono dotati di potere decisionale tra gli uomini, a festeggiare il suo anniversario con salmi ed inni, con la pietà verso i bisognosi, col prenderlo come modello; li spinge inoltre a purificare in questo modo se stessi, prima dell'incarnazione del Verbo di Dio, nato per noi dalla Santa Vergine. Non esiste infatti sulla faccia della terra tra i seguaci dell'ortodossia, come credo, chi non lo riscontrò un soccorritore nei pericoli e un celere protettore nelle avversità e afflizioni. Perciò e doverosamente, ogni lingua che sia pia si affretta a celebrarlo presso Cristo ed è spinta ad averlo come capo, insieme a Dio.
2. Anche noi dunque, gettando sempre le ancore della speranza su questo Nicola, mandatoci da Dio e assistente terreno di coloro che piamente lo invocano, preghiamo il Signore di averlo come guida di tutta la vita, avendo grandi prove del suo appassionato e rapidissimo soccorso nelle varie difficoltà della vita. In virtù di questo soccorso accettiamo con tutto il piacere i tuoi ordini, o Leone, carissimo a Dio tra gli uomini e amante del bene, che ci esorti ad esporre più chiaramente il racconto intorno a questo vescovo e a presentare in modo chiaro a coloro che non le conoscono, le sofferenze da lui patite per altri molto profondamente e semplicemente, affinché diventi utile anche per loro il suggerimento delle buone azioni del santo. Fino ad oggi infatti l'attività pubblica di questo pastore degno di essere celebrato è rimasta sconosciuta alla maggior parte degli uomini, come sai anche tu stesso, ad eccezione di un solo miracolo, che alcuni gli hanno attribuito, perché conoscono la sua grazia. Perciò noi, dopo averlo scelto con desiderio come celebrato pilota della ragione e come colui che provvede a noi, ora indegni del suo aiuto, insieme con Dio, mettiamo mano al racconto della sua vita.
Nascita e infanzia
3. Il famoso Nicola, difensore di coloro che sono tormentati dalle sofferenze, per deliberazione di Dio vescovo della metropoli di Myra, era nato nella città di Patara, una delle città, allora famose, della provincia di Licia, anche se si dice che ora si sia salvata a stento l'area di un villaggio. Nacque da genitori molto nobili e ricchi, che superavano molta gente nella pietà verso Cristo, grazie alla quale desideravano sempre occuparsi di opere di giustizia, non prendendo in considerazione le mondanità. Sapevano infatti i venerandi che ciò che ha a che fare con la pece non nasce fuori della macchia da lei prodotta.
4. Secondo il volere di Dio, a costoro, nei primi anni della loro unione, nacque Nicola, frutto di giustizia, amante e curatore della santità. Contemporaneamente alla sua nascita avvenne un fatto miracoloso riguardante la madre che lo generò. Sopportando da quel momento la sterilità, la felice rimase tale per tutto il rimanente tempo della sua vita, affinché Nicola, rimanendo primogenito ed unico figlio per i suoi genitori, fosse copia della creazione del grande Giovanni Battista salvatore per la vita, ma al contrario. Giovanni, infatti, che fu mandato come lume della vita eterna per il mondo, pose fine alla sterilità del ventre materno, Nicola invece la procurò a sua madre con la sua nascita. Ed ella, dopo averlo dato alla luce, divenne sterile nel corpo, ma divenne prolifica nello spirito, poiché visse piena delle virtù cristiane, si adoperò per confidare in Dio e per sottoporsi ai suoi ordini insieme al suo sposo.
5. Dopo che Nicola fu generato, consacrato a Dio sin dal ventre materno, egli si nutriva al seno materno, come si conviene ad un neonato. E anche allora il Signore mostrò, facendo fare cose prodigiose ai suoi servi da Lui predestinati, quale sarebbe stata, nella vita, l'attività pubblica del grande Nicola. Mentre infatti tutti gli altri giorni della settimana, succhiava il latte alla mammella, secondo il costume dei neonati, nel quarto giorno della settimana e al venerdì, prendeva il latte una sola volta al giorno, nell'ora stabilita; in questo modo il beato si sottoponeva alla regola sacerdotale ancor prima dell'età razionale e da allora in poi si mostrava come una casa della vita beata e salva. Come dice la Scrittura: «Un figlio giusto infatti è nato alla vita».
6. Che cosa potrebbe essere più chiaro di questo segno, per una di-mostraziohe^della attività pubblica del vescovo, la quale stava per far risplendere una giustizia di sole, con gli splendori della virtù? Veramente «un giusto fiorirà come una palma e crescerà come un cedro del Libano». Ed infatti, da quel - come dire? - germogliamento, fino alla crescita completa, e, certamente, anche fino alla morte, il famoso Nicola apparve immutabile nella virtù e nei miracoli, facendo maturare i frutti delle virtù prodigate per il prossimo, secondo il crescere dell'età ed aumentando sempre più la produzione di fatti prodigiosi. Come se si realizzasse anche per lui la dotta frase dell'apostolo Paolo: «e questi Dio previde e predestinò che fossero somiglianti all'immagine del Figlio Suo». Ma la prescienza non è causa del fatto che uno sia virtuoso o malvagio, è invece la causa della possibilità di scelta di ciascuno di essere questa cosa o quell'altra. «Egli chiamò quelli che aveva previsto; e rese giusti quelli che aveva chiamato; e glorificò quelli che aveva reso giusti».
7. Pertanto il Signore che, come Dio, sa tutte le cose prima della loro nascita, poiché previde ciò che era giusto e angelico della condotta che sarebbe stata propria di Nicola e che egli sarebbe diventato, per propria deliberazione, custode dei comandamenti, e per questo sarebbe stato da Lui onorato con la dignità episcopale per la salvezza di molti, secondo il Verbo, lo fece conoscere sin dalle fasce a quelli che vivevano insieme a lui, facendo sì che si nutrisse tra le braccia materne in un modo miracoloso di regime alimentare, e che fosse considerato come un'offerta a Dio dalle persone sensibili.
Educazione
8. Dunque, dopo che il ragazzo fu allevato così meravigliosamente e ricevette la prima educazione in modo pio dal buon esempio dei costumi dei genitori, si tenne lontano da ogni attività politica e pubblica di ogni genere, rifiutò conversazioni ed amicizie di giovani impudenti ed alteri, allontanò una volta per tutte dal proprio cuore e dai propri occhi desideri di donne e spettacoli teatrali, poiché rivolse la sua attenzione alla saggezza. Poiché provava disgusto per le occupazioni esteriori e mondane e per la vanità delle persone volgari, come cose distruttive della virtù che unisce a Cristo, assolutamente non abbandonava i sacri recinti, ma la Chiesa cattolica lo confortava continuamente, trattandolo con cura, come un pulcino di tortora; e, illuminato ogni giorno nella mente dagli insegnamenti di Lei, sollevato in modo divinamente ispirato ad una pietà pura ed assai sincera, mantenne sempre viva la fiaccola della verginità, alimentandola più copiosamente con l'olio della beneficenza.
9. Dopo che i suoi genitori andarono al Signore e gli lasciarono gran copia di denaro e di proprietà, decise di avere Dio come padre e, guardando in modo puro a Lui con l'occhio dell'anima, pregava intensamente la sua bontà, affinché la propria vita Gli sembrasse degna e tutti i suoi averi fossero usati in modo conveniente. Egli diceva: «O Signore, insegnami la strada nella quale mi incamminerò, perché sollevai a Te la mia anima, strappandola ad ogni attività e desiderio mondano dei beni terreni». Perciò, poiché gli sembrava quasi di sentire Dio, attraverso il beato profeta David, che dice chiaramente: «Se la ricchezza abbonda, non datele il cuore» e poiché anche l'autore dei Proverbi insegna la stessa cosa apertamente: «Le elemosine e le verità della fede non ti abbandonino; annodale intorno al tuo collo e troverai grazia» e ancora: «Un uomo che sia misericordioso verso coloro che nella vita sono per sorte bisognosi e giusti, fa bene alla sua anima», non tralasciava ogni giorno di distribuire la propria ricchezza tra i poveri, desideroso di accumularla negli inviolabili magazzini del cielo.
Le tre fanciulle
10. C'era dunque un uomo, divenuto recentemente illustre e nobile, che stava di casa vicino a lui. Costui per disegno- ed invidia di Satana che è sempre invidioso di coloro che scelgono di vivere secondo Dio, cadde in una grande povertà ed indigenza e, passato bruscamente dalla prosperità ad una estrema miseria, poiché aveva tre figlie molto avvenenti e belle a vedersi, voleva che queste si prostituissero in un lupanare, in modo che egli potesse acquistare, con questo illecito guadagno, ciò che era necessario a sé e alla sua famiglia. Giustamente infatti nessun uomo nobile e superbo accettava di sposarle a causa della loro povertà. E neppure qualcuno meno nobile e dotato di minori ricchezze aveva il coraggio di fare questo passo. Perciò, poiché l'uomo mirava alla propria salvezza ed era come se gli mancasse l'animo di aver fiducia in Dio, a causa della sofferenza e del bisogno, giunse, per calcolo, a consentire che le proprie figlie scendessero nel baratro di un così grande disonore.
11. Ma il Signore che ama gli uomini, e che non vuole mai che le proprie creature siano consegnate al peccato, gli mandò un angelo buono, dico il divino Nicola, per liberarlo con tutta la famiglia contemporaneamente dalla miseria e dalla perdizione e per riportarlo facilmente alla buona fortuna di prima. Infatti l'economo del Signore, del tutto venerabile e veramente degno di fiducia, quando apprese ciò, stando vicino a quell'uomo, mostrandosi e portando in mente quella sentenza salutifera di Salomone che dice: «Dio ama l'uomo lieto e generoso» e l'altra «Colui che ha compassione del povero, sarà egli stesso nutrito»; e di nuovo: «Occupati di cose belle al cospetto di Dio e degli uomini»; ma soprattutto la sentenza egregiamente adatta in questo caso: «Salva coloro che vanno verso la morte», giunse, prontissimo soccorritore, in loro aiuto e li salvò mediante l'elargizione e l'abbondantissimo sborsamento del proprio denaro, mentre già andavano verso la morte causata dalla dissolutezza.
12. Ma vedi la perspicacia e il modo di fare l'elemosina del giusto e ammira grandemente la mancanza di ostentazione della sua virtù. Di- venta ancor più zelante ed assai pieno di buona volontà, affinché anche tu ottenga compassione, dal momento che, se veramente «colui che ha compassione otterrà compassione», secondo la parola di Dio, in questo modo solleciterai l'amore di Dio. Dunque Nicola, vero modello di santità e autore di compassione, volendo.beneficare quell'uomo con il denaro di sua proprietà e distoglierlo con le proprie figlie dall'azione veramente ignominiosa e turpe da loro ormai decisa, cosa fece? Non si fece vedere da lui, né parlò della sua donazione o di altra forma di aiuto, ad un tempo liberando l'uomo dalla vergogna e badando, con molta prudenza, a non sbandierare ai quattro venti la propria carità. Dopo aver lanciato un involto di oro sufficiente, nel cupo della notte, nella casa di quello, attraverso la finestra, se ne andò rapidamente a casa.
13. Quando il beneficato lo trovò, al sopraggiungere del giorno, vinto dalla gioia e da uno scoppio di pianto irrefrenabile, ringraziava Dio, pieno di stupore e costernazione, cercando di capire tra sé da dove mai gli fosse piovuto un così gran bene. Dunque il padre delle fanciulle considerò questo dono come mandato loro da Dio e, poiché pensò che il guadagno inaspettato fosse una dote sufficiente, preparò immediatamente il talamo nuziale alla sua prima figlia, poiché desiderava una vita onorata, piena di gioia e di letizia, consentite dalla mediazione di san Nicola in favore della fanciulla.
14. Quando l'uomo di Dio Nicola, magnanimo autore dell'elemosina, seppe questo, poiché vide che la sua beneficenza aveva prodotto un'azione bella e portatrice di salvezza, andò a gettare attraverso la stessa finestra un altro involto di oro, equivalente al primo, in maniera ancor più invisibile, dopo aver fatto passare un po' di tempo dalla cerimonia nuziale della prima fanciulla. Poi se ne tornò in fretta a casa sua.
15. Al sorgere del giorno l'uomo, dopo essersi scosso di dosso il torpore del sonno, volse lo sguardo a terra e trovò questo inatteso dono di oro. Allora, come è naturale, si rivolse a Dio con gemiti e ringraziamenti, non riuscendo neppure ad aprire completamente la bocca per parlargli, sbigottito com'era nel cuore dal raddoppiamento della beneficenza. Riuscendo a parlare soltanto col cuore e a levare mute preghiere, diceva in cuor suo: «Oh, Signore misericordioso, mostrami chi è tra gli uomini il tuo angelo buono che mi si è mostrato recentemente! Mostrami chi ci ha preparato questo tuo sontuoso banchetto, chi fornisce a noi poveri la felicità proveniente dalla tua smisurata bontà; mostrami l'uomo per mezzo del quale ci salvasti dalla morte spirituale del peccato e dalla precaria povertà, contro la mia speranza. Ecco infatti, grazie al tuo misterioso soccorso, potrò dare anche all'altra mia figlia un matrimonio legittimo e la libererò dall'inaspettata ed empia angustia che prima incombeva su di noi, glorificando il tuo santissimo nome e magnificando la tua bontà nei riguardi di noi infinitamente indegni».
16. Quel padre che aveva tratto vantaggio dai doni di Dio, per mezzo del suo servo Nicola, dopo aver congiunto ad un uomo la sua seconda figlia nello stesso modo della primogenita, nelle notti seguenti vegliava vigile, fermamente convinto che colui- che aveva offerto di nascosto tanto denaro alle prime due sorelle, avrebbe donato la dote anche alla sua terza figlia. E allora, se non fosse giunto di nascosto, mentre lui dormiva, egli lo avrebbe avuto in suo potere. Mentre l'uomo meditava queste cose e vegliava con moltissima sollecitudine, sopraggiunse Nicola, servo della Trinità e assistente di un membro della Santa Trinità Cristo, nostro vero Dio. Di nuovo, nel solito modo, a notte fonda, egli che avrebbe accompagnata sposa anche la terza figlia dell'uomo, dopo avergli gettato attraverso la stessa finestra un dono di oro, uguale a quelli gettati prima, se ne andò via di là quietamente, di nascosto.
17. Ma l'uomo, accortosi della sua venuta dal tonfo prodotto dal dono di oro, scese velocemente di casa e raggiunse di corsa il santo. E dopo aver riconosciuto chi era, si gettò chino ai .suoi piedi, con gemiti, ringraziandolo moltissimo con numerose parole e chiamandolo salvatore insieme a Dio di lui e delle sue tre figlie. Egli disse: «Se Cristo, nostro comune Signore, non avesse destato la tua bontà, da tempo avrei distrutto la mia esistenza con una condotta di vita turpe e funesta. Ora il Signore ci ha salvati per mezzo tuo, o beatissimo, e ci ha strappati dal fango della scostumatezza. E per questo abbiamo un debito con te e dobbiamo ringraziarti tutti i giorni della nostra vita, perché per amor nostro ci hai steso in aiuto la mano e hai sollevato da terra dei poveri e hai tratto dal letame dei miseri, per mezzo del tuo veramente benefico e meraviglioso dono». Quando san Nicola udì queste parole, fece levare dal suolo l'uomo e, dopo averlo fatto impegnare con un giuramento di non dire niente a nessuno dei favori di cui era stato ritenuto degno da parte sua per tutta la durata della sua vita, lo invitò ad andarsene in pace.
Vescovo di Myra
18. O magnanimità del sant'uomo in favore dei bisognosi! O modo di vivere bello e buono del beatissimo Nicola! Rese manifesta la sollecitu-.dine della sua anima di buona indole, chiara immagine per noi della magnanimità di Cristo Salvatore. Mostrò cura pastorale verso coloro che sono ammalati nell'anima anche prima che ciò diventasse un dovere per lui, a causa della consacrazione a vescovo.
19. Veramente «da un frutto di giustizia nasce un albero di vita», dal momento che il grande Nicola nacque giusto da genitori giusti; egli sbocciò da una radice pia ed amante di Dio, come un albero di vita per coloro che stanno al mondo, nutrendo ed infiammando tutti - per cosi dire - col frutto delle sue opere. Anche per questo Dio lo esaltò immensamente e lo consacrò benignamente al candelabro episcopale come luminosissima fiaccola per la salvezza di molti, affinché gli oppressi che correvano a lui potessero mettere da parte, in svariati modi, la nube dell'angustia e potessero ottenere il soccorso conveniente, secondo la necessità. Era necessario perciò che egli si preparasse in questo modo alla soddisfazione di Dio e che fosse condotto alla dignità episcopale affinché, dopo aver congiunto il retto operare al potere, diventasse atto a trattenere e a colpire coloro che vogliono essere ingiusti e a salvare al più presto coloro che sono offesi dai malevoli che li corrompono e tramano insidie.
20. Poiché dunque questo divino Nicola, dopo aver regolato la propria vita in maniera moderata e santa al massimo, divenne superiore alle passioni e al peccato e, con una condotta di vita santa, trascorreva i propri giorni nel timore di Dio, assoggettando per sempre il cuore e la passione alla ragione, - in quanto che sin dalle fasce il digiuno lo allevò e lo rese uomo, il gioiello puro della verginità lo rese noto a tutti, come un albero di vita piantato presso le vie delle acque della Chiesa, e ancor più, dei dogmi e veramente offrì e pose un olivo ricco di frutti nella casa della gloria del Creatore di tutte le cose, che rendeva ricchi gli oppressi dagli stenti e confortava con la propria ombra i tormentati dalla sete e dalla fiamma dell'indigenza - per giusta deliberazione di Dio, tenne le redini dell'illustre città di Myra.
21.Poiché infatti, proprio in quel tempo, il capo della santa chiesa di Dio a Myra si allontanò dalle faccende terrene e andò a Dio ottenendo convenientemente i premi delle proprie fatiche, nacque nei vescovi delle città vicine e negli uomini scelti tra il clero della chiesa di ciascuno di quelli, un ardore ispirato da Dio di cercare un uomo degno di Dio che doveva diventare successore del morto nella cattedra episcopale, in modo che questo non fosse inferiore alla santità di quello, né mancasse di attenzione per tutti.
22. Uno di questi, spinto da Dio, consigliò a tutti, com'è costume, di pregare per lo scopo prefissosi. Il Signore, che fa la volontà di coloro che lo temono e che ascolta la loro preghiera, svelò ad uno di questi il modo dell'elezione di colui che avrebbe tenuto le redini dell'episcopato in modo a Lui gradito, dicendogli così: «Vai alla casa di Dio, di notte, e fermati nel vestibolo; colui che entrerà prima di tutti nella chiesa, prendetelo ed eleggetelo per l'ufficio episcopale; si chiama Nicola».
23. Perciò quello che aveva sentito questa voce mandata da Dio, dopo essersi consultato riguardo ad essa con i vescovi e con i chierici che erario loro toccati, che stavano insieme a loro nella chiesa e che ancora continuavano laboriosamente a pregare Dio, andò lui stesso dove gli era stato rivelato. Di buon mattino venne mandato da Dio il grande Nicola e mentre egli voleva solo entrare nella chiesa, il vescovo lo prese e gli disse: «Chi parla, o figlio?». Quello gli rispose con dolci parole sincere: «Nicola peccatore, servo della tua santità, o signore». Il vescovo, sentite queste parole, commosso per l'umiltà del giusto, gli disse: «Qui, con me, o figlio, perché devo spiegarti una cosa». E lo condusse dai vescovi che stavano con lui e con i quali aveva anche pregato. Quelli, quando videro il sant'uomo, dopo aver mandato gloria a Dio onnipotente, lo condussero nel mezzo del tempio, mostrando alla folla che si era radunata il pastore mandatole da Dio e dicendo: «Fratelli e figli, questo è colui che Dio previde e prestabilì che diventasse vescovo nei tempi attuali, di noi tutti e della santissima vostra chiesa "cattolica di Cristo».
24. Gli abitanti della città di Myra che si erano radunati, quando sentirono queste parole, poiché credettero alle cose dette dai vescovi carissimi a Dio, accolsero con gioia la dichiarazione sul santo e fecero salire il così chiamato Nicola sul trono episcopale.
Sollecitudine pastorale e ortodossia
25. E fu ottimo pastore di tutte le creature di Cristo dotate di ragione, egli che era stato eletto dal Cristo e chiamato per nome da coloro che cercavano con scrupolo e mossi da Dio, un ministro dello spirito degno di dedicarsi a santissime liturgie. Ed era sacerdote del Vangelo della Grazia in maniera molto ortodossa, insegnando alla maniera apostolica a venerare Dio Padre e il suo unico Verbo e Figlio, il Signore e Dio nostro Gesù Cristo, e lo Spirito Santo, uguale in potenza a Lui, che completa la consustanziale e «tearchica» Trinità; un solo Dio, conosciuto in tre Persone coeterne ed infinite. Ed egli non spiegava la semplicità della natura con una unica Persona, invece delle tre nature unite, secondo lo stolto Sabellio, né d'altra parte attraverso la ripartizione della divina, increata e misteriosa sostanza in tre Ipostasi estranee e non omogenee, secondo l'esecrato Ario.
26. Così dunque quello pensava ed insegnava al popolo eletto di Dio ad attenersi ai dogmi riguardanti la teologia, evitando gli eretici vaniloqui dei molto empi, infetti dalla follia ariana e dei sabelliani, che in quel tempo inondavano la nave ecumenica e mandavano i deboli al fondo della perdizione. Per quanto riguarda l'economia del discorso sull'unico Dio della Santa Trinità e sul Signore nostro Gesù Cristo, anche se allora non veniva mosso nessun discorso apertamente contrario che cercasse di corrompere la convinzione della diversa sostanza delle due nature unite in Cristo, tuttavia egli insegnava a far rimanere questo discorso nei confini della pietà e, essendo dimora santa dello Spirito, obbediva al beato apostolo che scrive pressappoco così al proprio discepolo Timoteo: «Se tiro in lungo è perché tu sappia come ci si deve comportare nella casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente, pilastro e sostegno della verità; e, per opinione concorde, il mistero della pietà è grande: Dio si manifestò nel corpo, si mostrò giusto nello spirito, fu visto dagli angeli, fu annunciato nelle scritture, fu creduto nel mondo, fu sollevato nella gloria».
27. Dunque il grande Nicola teneva come vero, giusto e sincero questo grande mistero di pietà, riconosceva e annunciava che colui che si era manifestato nel corpo ed era stato visto dagli angeli veramente in forma di servo, cioè il Figlio e Verbo del Padre che precede di tutta l'eternità è in due nature perfette e che vuole liberamente e che opera in modo adeguato a ciascuna sostanza, ma non separatamente; in modo che le caratteristiche delle sue due nature fossero note ed inappuntabili e non ci fosse la divisione nell'unica Persona di Cristo e in modo che Egli, avendo operato secondo fini divini ed umani, fosse creduto Dio e uomo da tutto il mondo razionale e soprannaturale.
28. Il veramente santo fondatore di misteri Nicola, proponendosi di essere ambasciatore di questa fede sana ed irreprensibile presso quelli da lui guidati, se si deve dire in breve, mosso da divino ardore e illuminato nell'anima dallo Spirito Santo che abitava dentro di lui, si levò molto coraggiosamente per la distruzione dei demoni. Poiché infatti vedeva le turpitudini dell'inganno idolatra ed i loro altari che esistevano ancora nella città di Myra, e i demoni, lieti del male, che banchettavano su di essi e che ingannavano i più sciocchi tra gli uomini con vaticini, si sollevò contro l'empietà e, riaccendendosi di ferma sottomissione a Dio e armandosi della speranza in Cristo, invece delle armi visibili, percorreva tutto il ter- ritorio della città a lui sottoposto, distruggendo e sottomettendo i templi degli idoli e scacciando così di là i demoni e rendendoli inefficaci nel loro inganno e nella loro ingiustizia.
II tempio di Artemide
29. Poiché dunque il santo si era così chiaramente costituito stratego contro le forze della malvagità e si era affrettato ad estinguere una volta per sempre le loro attività peccaminose, gli venne da Dio una splendida ispirazione, spia del più grande valore, cioè di abbattere, ugualmente come aveva fatto per gli altri, il tempio di Artemide che era rimasto in piedi. Questo era superiore a tutti per altezza e per varietà di ornamenti, nonché per manifestazioni di demoni; e in grazia di ciò, offriva ancor più occasioni di empietà a coloro che venivano ingannati. Certamente anche per questo egli si affrettò con tutto l'impegno dell'anima e con la grazia di Cristo che era in lui, per togliere di mezzo dalla città, che gli era toccata, l'inganno e per distruggere completamente la dannosissima vergogna dei demoni che infestavano la propria diocesi. Egli si avvicinò all'esecrandissimo edificio e, non solo rase al suolo le parti emergenti sulla superficie della terra, ma, dopo avere scalzato anche le stesse fondamenta, mise in fuga i demoni che avevano fatto il covo laggiù. E anche se essi erano stati scacciati in modo invisibile dall'efficace potenza del Padrone di tutte le cose, attraverso la mediazione del santissimo padre nostro Nicola, gli uomini ispirati da Dio concordavano sul fatto che i demoni erano stati chiaramente offesi ed allontanati dalle loro case da san Nicola.
Il miracolo dei tre generali
30. E così, per dirla nel modo più breve possibile, andarono i fatti relativi alla fede di questo celebrato vescovo mandato da Dio. Che cosa potrei dire intorno alla sua sollecitudine e alla sua protezione degli afflitti e dei bisognosi se non ciò che è stato già detto in modo imparziale e conciso, sulla grave azione di uccidere degli innocenti per denaro? Egli che era divenuto un soccorrevole distributore di grano per ogni comunità da lui guidata, offriva abbondantemente soccorsi, secondo la necessità, a coloro che si trovavano in difficoltà e nella fame, mostrandosi un padre per gli orfani e un difensore per le vedove, e confortando magnanimamente coloro che tra il popolo erano poveri. E certamente per questa ragione tutti lo veneravano come uno degli apostoli e veniva invocato perché accorresse come salvatore nelle penose circostanze che accadono. Così egli si opponeva recisamente contro coloro che volevano recare danno a degli innocenti, in modo che i tiranni non dovessero sopportare solo a chiacchiere l'impeto del siio giusto rimprovero, ma, scossi dalla paura, immediatamente si sottomettessero alla sua volontà e, supplicando, si propiziassero la sua santità.
31. E certamente voi che avete letto con una gioia ispiratavi da Dio il miracolo a lui attribuito, sapete bene come pose la propria anima, imitando il suo Signore, sui tre uomini che avevano ricevuto l'ingiustissima sentenza da parte del governatore della provincia Eustazio e li strappò alla morte mentre stavano per perire a causa di una elargizione di denaro corruttore. Egli fece cadere a terra, scuotendola, la spada e sciolse gli uomini dalle ferali catene. D'altra parte il benignissimo sottopose il giudice, accecato dall'oro, agli insulti che si convenivano e, dopo averlo corretto, poiché era compassionevole, lo liberò dall'imputazione. Non solo, in verità, il giusto si prendeva cura di coloro che venivano esposti a calunnie vicino a lui e che erano maltrattati dai detentori del potere, contro la volontà di Dio, ma anche di quelli lontani da lui, che venivano a lungo accusati ingiustamente e che stavano sul punto di essere mandati a morte. Il santo si presentava in sogno ai giudici e, minacciandoli di mali irrimediabili, liberava gli oppressi dalle disgrazie in cui versavano.
32. E questi fatti, se si vuole agire in modo conveniente, non dovrebbero essere considerati incredibili da parte dei più e di coloro che si nutrono di alta filosofia. Poiché infatti il nostro santo padre Nicola condusse presto, sin dall'infanzia, una vita angelica e giunse alla piena maturità e al termine della vita in modo degno della pienezza di Cristo, e, sin dal principio, era completamente unto dell'olio della beneficenza, ricevette da Dio la grazia di aver compassione degli oppressi, non solo di quelli che vivevano vicino alla sua persona fisica e visibile, ma anche di quelli che stavano lontano da lui e che imploravano aiuto, per mezzo della fede in lui.
33. Fra i molti altri suoi miracoli, sia avvenuti anticamente, sia fatti fino ad ora, è noto a tutti questo, segnalato a causa del velocissimo soccorso del santo in favore dei tre famosissimi generali: allorché egli, chiamato da quelli in soccorso per mezzo di una fede senza dubbi e ardentissima, si presentò proprio come in sogno al giusto imperatore Costantino e al governatore della città Ablabio, correggendo il primo che si esponeva allo scherno con la millanteria e col mettere in mostra il proprio potere e rendendolo libero dal sangue di innocenti; spaventando il secondo, che si attirava deliberatamente il danno con l'accettazione di doni e atterrendolo con i mali che gli sarebbero capitati all'improvviso, se non avesse messo da parte l'errore della propria anima e non avesse liberato subito dalla sentenza mortale Nepoziano e i suoi amici.
Il miracolo dei marinai
34. A causa di queste sue così grandi buone azioni e di tanti benefici, la fama della sua santità e della sua protezione si è diffusa in quasi tutta la terra e, come è naturale, è sulla bocca di tutti. Una volta alcuni marinai, mentre navigavano per mare, poiché per una demoniaca macchinanazione si levò contro di loro una enorme ondata ed una tempesta insieme con un violentissimo vento, vedevano che sarebbero stati completamente sottoposti, da ogni parte, ad un inesorabile pericolo di morte. Infine si ricordarono a stento di san Nicola e lo invocarono in aiuto, chiamandolo per nome. Il santo padre nostro e rapido soccorritore di coloro che lo invocavano con compunzione nelle disgrazie, secondo l'ordine di Dio, apparve loro proprio nel momento della loro pena e disse: «Ecco, mi avete chiamato e sono venuto per aiutarvi». Dunque, dopo che fu visto dai marinai, mentre veramente li confortava, li incoraggiava, lavorava insieme con loro e li sosteneva in ogni parte della nave -dico tra le gomene e i pali -, così, insieme con Dio, li salvò dal pericolo e, dopo averli custoditi, li condusse in un porto tranquillo.
35. Quelli, quando scesero dalla nave, desideravano gettarsi ai piedi di colui che li aveva salvati da una fierissima morte, con gratitudine, interrogandolo con amore e fede. Poiché seppero che stava nella chiesa, andarono là per vederlo e quando videro che il santo vescovo di Cristo si presentava disadorno e come uno dei molti chierici, in un primo tempo non lo riconobbero senza l'intervento di un mediatore, dopo aver confrontato l'aspetto del santo con quello di colui che era apparso in loro aiuto sulla nave. Poi, dopo essersi avvicinati un poco, si gettarono ai suoi piedi, rendendogli grazie e raccontandogli che egli era apparso loro, mentre andavano per mare, in seguito alla prima invocazione e che col suo aiuto li aveva liberati da quello spaventoso e letale sconvolgimento dei venti.
36. Quando il santo ministro di Cristo ebbe visto gli uomini ed ebbe preso in considerazione, con la chiaroveggente attività della sua purissima mente, le azioni da loro compiute in segreto, disse: «Vi prego, o figli, fate un esame di coscienza e dirigete i vostri cuori alla soddisfazione del Signore buono e misericordioso, salvatore delle vostre anime. Infatti poiché l'ingiustizia per voi abituale e la grandissima arroganza del vostro carattere abbondano insieme alla sudicia e mortifera lussuria, esse attirano in modo inequivocabile sulla vostra vita la punizione di Dio misericordioso, proprio come le malattie attirano i medici; 'non fate - dunque -il male', come dice la Scrittura, 'e il male non s'impossessi di voi'; imparate inoltre a comportarvi bene e rivestirvi della purificazione del corpo come inesorabile farmaco di salvezza 'senza della qual cosa nessuno vedrà il Signore', come ci insegna il divino Apostolo Paolo e avrete il Signore come soccorritore in avvenire nelle prove che dovrete affrontare. Infatti, poiché la virtù dell'anima si comporta con colui che ha buone disposizioni naturali a guisa di frutto, l'uomo virtuoso assorbe da dette virtù l'aiuto e la provvidenza». E di queste cose basta.
Il miracolo delle navi granarie
37. Deve essere riferito anche un altro prodigio degno di meraviglia, avvenuto per opera sua. Una volta, mentre mancava il grano nel territorio della Licia, approdarono nel porto di Andriake delle navi alessandrine, per sostarvi, cariche di grano. E i mercanti riferirono intorno ad esse a san Nicola. Il santo sopraggiunse ad Andriake dalla città di Myra e ordinò ai marinai delle navi di scaricare un po' del contenuto da ogni nave «affinché non moriamo di fame», dice. Poiché quelli risposero che il grano era del popolo della capitale e «non possiamo fare questo», il santo ribattendo disse loro: «Scaricate da ciascuna nave cento moggi del vostro carico ed io mi preoccuperò della vostra impunità presso il ricevitore di Costantinopoli».
38. Quelli fecero ciò di buon animo e diedero il grano. Poi, poiché soffiò per loro un vento favorevole, raggiunsero Bisanzio. Andarono a misurare il grano e trovarono i loro carichi così come li avevano presi partendo da Alessandria. Allora essi si meravigliarono di questo prodigio e cominciarono a raccontare ai ricevitori i miracoli straordinari di san Nicola. E tutti glorificarono Dio, che dà sempre grazia a quelli che lo amano.
39. Il santo prese il grano e, dopo averlo misurato, lo distribuì a tutti. E tutti ora ringraziano Dio in ogni occasione perché il grano, che avevano ricevuto in dono da lui, bastò loro per due anni. E poiché ne avevano conservato una parte anche per la seminagione, seminarono le loro terre e godettero così dei benefici di Dio, per mezzo dell'intercessione del suo servo Nicola.
40. Come mi raccontò uno dei religiosissimi monaci amici miei, si tramanda dai tempi antichi fino a noi, una storia che trae materia dalla tradizione, cioè che san Nicola era talmente venerando ed angelico nell'aspetto e che emanava tali profumi fragranti di santità che, con una sola sua apparizione rendeva migliori coloro che si imbattevano in lui e, perché era zelante nel salvare, li spingeva e li portava ad essere migliori. Se anche uno era eretico, quando egli gli andava incontro mentre passava, allontanava immediatamente la malattia dell'empietà che da molto tempo era parte di quell'uomo e quello diventava francamente della fede dei giusti.
Morte e miracolo della mirra
41. In ogni modo, dopo aver vissuto così nella città di Myra e dopo aver profumato tutti con la sua odorosissima e santissima condotta di vita e attività pastorale, abbandonò la sua vita mortale e passò al riposo eterno, allietato dai cori degli angeli, godendo insieme con le moltitudini dei patriarchi ed intercedendo incessantemente per quelli che lo invocano con gioia nella fede e soprattutto per quelli che sono oppressi e versano in disgrazie e miseria. Il suo corpo prezioso e odoroso della fragranza della virtù, seppellito nella sua chiesa, versò subito un olio odoroso, soave, che allontana ogni forza nemica e perniciosa ed è buono a fornire un rimedio che salva e respinge il male, per la gloria di Cristo, nostro vero Dio che lo glorificò.
42. Dunque da allora fino ai nostri tempi risplende la grazia dei miracoli del padre nostro tra i santi e guida del mondo Nicola, che opera secondo la volontà di Dio e la fonte delle sue opere in favore dei bisognosi è perenne. Non esiste, infatti, tra i figli degli uomini che si distinguono per timore di Dio e che, incappando in alcuni avvenimenti imprevisti, si precipitano da lui per una supplica, chi non ebbe una prova del suo efficace aiuto, un immediato compimento di illustri miracoli e di straordinarie sue apparizioni e predizioni. Se qualcuno volesse mettere queste cose per iscritto, non sarà capace di comporre una narrazione accurata di esse, perché ora viene esposto un miracolo, ora un altro, uno più arcano del précédente, da parte di coloro che gli furono vicini e amici e che furono ispirati da Dio.
43. Per questa ragione noi, porremmo fine alle fatiche da noi durate con fede, aggiungendo uno solo dei suoi prodigi compiuti dopo la morte a quelli esposti in precedenza,
Miracolo di Artemide
44. Questo nostro padre tra i santi e lodevolissimo vescovo di Cristo Nicola, dopo essere andato a Dio e dopo aver mostrato magnificamente le splendide opere dei suoi miracoli, compiuti in favore degli uomini degni anche dopo la morte, spingeva le fratrie degli uomini pii ad accorrere da ogni terra e tribù per onorarlo e venerarlo. Con questi c'erano anche alcuni provenienti da un paese straniero e distante, tratti dall'amore per il santo e come illuminati nel cuore dalla sua grazia, i quali si preparavano ad incontrare la sua odorosa e salutare tomba.
45. Accortosi di costoro, un maligno ed infausto demonio che sin dai tempi antichi abitava nel tempio di Artemide e che era stato scacciato via di là dal santo e taumaturgo padre nostro Nicola insieme ai suoi compagni, poiché quegli uomini stavano per intraprendere il viaggio diretti alla città di Myra, si trasformò in una immagine femminile e, andato incontro agli uomini, tirò fuori e consegnò loro un vaso pieno, come sembrava, di olio (infatti quella sostanza non era olio, anche se ne aveva l'aspetto; ma il vaso era pieno di una potenza nemica e malefica) dicendo loro: «Vi scongiuro o uomini, prendete anche questo dono che avevo intenzione di portare al santo e sappiate che non vengo li con voi, a causa di una malattia che mi rende impossibile farlo. Giunti in quel desiderabile e venerando paese, versate voi al posto mio quest'olio nelle lampade ardenti nel santuario». Poiché, infatti, durante tutta la vita del santo, i demoni da lui allontanati dall'altare di Artemide, pur scagliandosi contro di lui, non furono capaci di ricambiarlo con qualche male, dopo la sua morte, poiché erano strapieni di rancore, adoperando convenientemente la loro malvagità, macchinarono di dimostrare la propria cattiveria contro il gloriosissimo santuario e le reliquie in esso contenute, servendosi di coloro che andavano dal santo.
46. Gli uomini, dunque, dopo aver preso il vaso dato loro da quello spirito ingannatore, navigavano sulle strade del mare che porta a Myra. Dopo che essi avevano coperto il percorso del primo giorno, la notte seguente, il fervidissimo soccorritore Nicola, che accorre rapidamente ovunque in aiuto di quelli che vengono messi alla prova, apparve ad uno degli uomini che avevano quel diabolico vaso e gli disse: «O tu, che porti con te il vaso nemico, all'alba alzati e gettalo nell'abisso del mare». L'uomo, dunque, svegliatosi per tempo, fece esattamente secondò l'ordine di colui che gli aveva parlato nel sonno e scagliò il vaso nel mare.
47. Dopo che avvenne ciò, subito cominciò ad accendersi una fiamma in alto, nell'aria si sprigionò un fumo che oscurava tutt'intorno, e venivano esalati odori nauseabondi che muovevano il disgusto. I flutti del mare si arrestarono e si misero a ribollire e ad emettere fragori che producevano rigonfiamenti e schizzavano gocce come scintille: i fenomeni che si verificavano erano spaventosi per i navigatori. Infatti la nave veniva tutta scossa dalla burrasca ed essi, fuori di sé, a causa dell'oscurità prodotta dal vento e del terrore che incuteva ciò che essi vedevano, trascurarono i timoni e le vele che governano la nave. Sicché veniva loro meno ogni mezzo di salvezza.
48. Ma, sopraggiunto celermente presso di loro l'aiuto contro i fenomeni che vedevano e contro colui che aveva stabilito di procurare quel male satanico sommerso nel profondo, li tolse dal gravissimo pericolo e fece in modo che essi si accorgessero dell'insidia del demonio. Poiché infatti la nave era riuscita a spostarsi un poco da quel punto, gli uomini cessarono di aver paura: come una luce di gioia brillò nei loro cuori ed essi capirqno che il vaso da loro gettato in mare e che si era cercato di mandare al tempig del santo con l'inganno, era pieno di forza nemica.
Per questo rendevano grazie a Dio e a Nicola per la punizione del demonio e per la propria salvezza. Al primo, come artefice e protettore delle proprie creature, al secondo, come colui che è intercessore dei beni mandati da Dio e che aveva prodotto in modo miracoloso la loro salvezza.
49. Queste poche cose relative alla vita pubblica, e agli straordinari prodigi del servo e padre nostro e cattolico difensore di coloro che crescono nelle tentazioni, il grande Nicola, vengono celebrate con inni da noi, come da molti. Noi decidemmo di vivere in modo che fossimo ritenuti degni di molta grazia da parte sua e in modo da accogliere la sua chiamata; decidemmo di partecipare di una vita angelica e di essere artefici di opere meravigliose, come persone, che agognano con forza ad emulare la sua virtù. Perciò coloro che danno importanza al fatto di somigliare alla sua santissima persona cercano questo per mezzo di una fede che li avvince, poiché tengono il santo come un congiunto amato ed inseparabile, per mezzo delle sue intercessioni presso Dio, si liberano magnificamente dei molteplici lacci della vita tumultuosa e molto affannosa e delle insidie e sono degni di trascorrere una vita tranquilla e senza danno.
Preghiera finale
50. O padre che inizi alle cose sacre, albergo profumato dello Spirito Santo, purissima casa della vera saggezza, abitazione della Trinità increata e creatrice di tutto, copia visibile degli angeli, tu che sei chiamato giustamente «vittoria del tuo popolo eletto», valorosissimo distruttore degli idoli, tu che metti in fuga i demoni, lodato maestro di sapienza, generoso amministratore dei molteplici doni di Cristo, veementissimo punitore di coloro che violano la legge, rapidissimo liberatore di quelli che sono condannati con false accuse, mare infinito di straordinari miracoli, illustre maestro di moderazione e di verginità, sacro araldo di pietà dalla potentissima voce, regola di attività pastorale, perfettamente in accordo col Verbo, oratore che fa scorrere il miele della predicazione ispirata da Dio,
51. face luminosissima della chiesa di Cristo, sollievo dato da Dio agli afflitti, stai ora insieme a noi che ti invochiamo con desiderio e che stiamo tenendo questa riunione di tutto il popolo. Santificaci con la tua misteriosa ed angelica presenza. Possiamo noi averti sempre come liberatore dalle sciagure! Noi che ci siamo indegnamente dedicati, in tuo onore, a questi argomenti tristissimi invece che ad argomenti fioriti e fragranti, e che ci siamo piamente costretti a questo, abbiamo bisogno del tuo soccorso, della tua intercessione, della tua cura, della tua custodia, della tua utile presenza. Per mezzo di queste cose libera noi, provati dalle pene che ci stanno addosso, allontanaci dalle tentazioni, salvaci dalle afflizioni, spegni la fiamma dei mali che si levano contro di noi; con la tua intercessione che spande rugiada, disperdi i disegni di coloro che empiamente si vantano nei nostri confronti,
52. distruggi la casa di coloro che sono alteri senza ragione, affinché, cosi, protetti continuamente dal tuo riparo e dalla tua difesa, noi possiamo essere custoditi al di sopra delle disgrazie che accadono e al di fuori di ogni calunnia. Infatti Cristo nostro scelse te come abilissimo soccorritore nei contrattempi della vita; Egli che insieme al Padre ed allo Spirito Santo viene da noi servito in modo ortodosso. A Lui infatti si conviene la gloria, l'onore e la venerazione, insieme al Padre Suo eterno e della Sua stessa natura e al Suo Spirito che può tutto ed è consustanziale, dal principio dell'universo ed ora e sempre e negli infiniti secoli dei secoli. Amen.