FONTI
LA RIDUZIONE DELLE TASSE
PRAXIS DE TRIBUTO
Da: S. Nicola nelle fonti narrative greche, a cura di M. T. Bruno, Centro Studi Nicolaiani, Bari 1985, pp. 64-71 (testo greco a fronte dall’edizione dell’Anrich).
1. Miracolo che compì il santo padre e nostro vescovo Nicola della città di Myra. Ai tempi del nostro piissimo imperatore Costantino, giunse un ordine degli esattori delle tasse, che stabiliva che la città di Myra dovesse pagare diecimila monete. Dopo che fu presa questa decisione, giunse in città l'addetto dell'imperatore con tutto il suo esercito e fu elevata la sua tribuna. Egli trascorse tutta la serata e la notte a pensare come si sarebbe comportato il giorno seguente. Il giorno dopo egli si sedette sulla tribuna e cominciò a incalzare ed angustiare tutti i cittadini.
2. Poiché egli agiva così e umiliava il popolo con terribili oltraggi, questo cominciò a versare in una estrema miseria, tanto che la gente moriva di fame. Stando tutto il popolo di quella città in queste condizioni, si radunarono tutti e andarono a gettarsi ai piedi del temperante, celebre e del tutto superiore padre nostro Nicola, prostrandosi dinanzi a lui e pregandolo di scrivere al piissimo imperatore e di mandargli a dire la povertà del popolo e i guai che erano capitati a loro e alla città.
3. Il santo padre nostro Nicola, che vedeva la povertà e l'angoscia che si abbatteva sulla città, offrì loro il proprio aiuto e disse: «Figli miei amati, non solo vi aiuterò scrivendo, ma andrò io stesso, di persona, dal nostro imperatore, per questa faccenda di vitale importanza. E non cesserò di scongiurarlo, blandendolo con dolci parole, di por termine, con un suo ordine, a tale sciagura che ci hanno imposto di sopportare, maltrattandoci con odio e ciance.
4. Essendosi posto questo scopo, dopo che furono preparate le provvisioni per il viaggio, il nostro padre ispirato da Dio intraprese il viaggio. Dopo aver percorso, per ordine di Dio, un bel po' di cammino, a notte fonda giunse nell'augustissimo e santo tempio di Blacherna, della Signora e Madre del Signore nostro Gesù Cristo, Dio di tutti, e vi sostò. Dopo aver levato in questo tempio l'inno serale a Dio, non smise di pregare per tutta la notte, fino all'alba, col vescovo del luogo e i monaci che abitavano il monastero, affinché il Signore Iddio addolcisse il cuore dell'imperatore, riguardo alla terribile circostanza, che era capitata.
5. Tutti i vescovi di quella santa città seppero che il celebre e angelico Nicola, noto a tutto il mondo, era giunto, poiché il fatto traspariva. Essi si radunarono e vennero al tempio della augustissima nostra Signora Madre di Dio, portando ceri e incenso, a pregare e a porgergli parole di buon augurio. Quando videro il nostro santo padre, si gettarono ai suoi piedi pregandolo e chiedendogli una benedizione e la remissione dei peccati. Il santo non cessò di stringersi al collo di ciascuno di loro e di offrire i segni di pace, finché non soddisfece tutti. Quando tutti si sedettero, il santo raccontò loro la dolorosa e penosa atrocità che era capitata alla sua città e a tutto il popolo.
6. Quando appresero gli avvenimenti, i vescovi precipitarono in una grandissima angoscia e pregarono il santo padre nostro di compiere con loro i sacri misteri e di renderli degni del prezioso corpo e sangue del Signore e Dio nostro, tramite le sue sante mani. Il santo, dopo aver fatto atto di sottomissione a Dio, celebrò con loro il divino sacramento. Mentre levava il canto a Dio con le sue santissime parole, quando giunse al momento di spezzare il pane e disse: «Le cose sante ai santi», allora come un lampo di fuoco uscì dalle sue labbra. Coloro che stavano più vicino a lui, visto ciò, ebbero una gran paura e glorificarono Dio, che fa cose meravigliose, per mezzo dei suoi servi. Quando finì il rito della divisione del pane, il santo e i vescovi che erano con lui si comunicarono. Dopo che pregarono, si comunicò anche il popolo con gran desiderio, ricevendo dalle sue onorevoli mani la comunione, come se la ricevesse da un angelo.
7. Poi, dopo che essi celebrarono la divina e perfetta liturgia, il santo distribuì ai vescovi le offerte avanzate e congedò tutto il popolo. I vescovi, i diaconi e tutto il clero della chiesa, rimasero là, con lui. Dopo che festeggiarono con lui per tutta la giornata, giunse l'ora degli inni serali. Allora essi si riunirono e pregarono con lui, e, dopo aver finito, sedettero. Quando si fece tardi, si levarono di nuovo e, dopo aver pregato, chinarono il capo e dormirono fino al mattino. Allora si levarono e cantarono e, dopo aver finito, si sedettero.
8. Allo spuntar del giorno, san Nicola si recò nel palazzo, dal nostro piissimo imperatore. Egli salì sopra e allora avvenne un prodigio: quando i raggi del sole entrarono attraverso le finestre, l'imperatore si sedette e gettò il suo mantello su un raggio di sole e il mantello si mantenne sollevato e sospeso su di esso. L'imperatore, quando vide il miracolo, il mantello che stava sospeso, senza che nessuno lo sostenesse, impaurito, si alzò e fece dimostrazioni di affetto al nostro santo padre Nicola e lo invitò a sedersi con lui, dove si trovava.
Poi l'imperatore gli parlò, dicendo: «Chi ha spinto il nostro santo padre Nicola ad accusare la nostra vile condotta?».
9. Il nostro santo padre Nicola disse: «Sire, imperatore, poiché tutto il mondo cristiano è governato e, per così dire, covato dalla tua maestà, esso, come un nido, ti considera suo signore e guida che lo nasconde per tenerlo al riparo, insieme ai suoi uccellini, dallo sparviero e dalle altre fiere, cioè, fuori di metafora, dai barbari, dai popoli di altra fede e da ogni circostanza dolorosa. Io dunque pensavo che questo tuo compito valesse e fosse esercitato anche per la mia patria; ma, a quanto pare, non è così». L'imperatore, con molta paura, gli rispose: «E che cosa è accaduto alla tua patria, padre?». Il santo disse: «Sire, imperatore, siccome alcuni, nonostante il borbottare e la nostra opposizione, sia mia, sia di qualche altro cittadino, hanno aumentato le imposte della città di Myra fino a diecimila monete, tutto il popolo è giunto ad una miseria estrema e la gente è morta e continua a morire di fame fino ad oggi, incalzata e sollecitata dal servo dell'imperatore. Ma essa non può pagare. Per questo cerco di piegare la tua maestà».
10. Il piissimo imperatore, dopo aver sentito dal santo questi fatti, ammutolì; chiamò Teodosio, il primo notaio e archivista, e gli disse: «Portami della carta, affinché possa eseguire l'ordine del santo». Quello andò velocemente e portò la carta. L'imperatore si rivolse al santo: «Quanto vuoi che prenda di tributo, padre?». Quello rispose: «Scrivi cento monete».
11. L'imperatore scrisse e consegnò la carta al santo che, dopo aver pregato, se ne andò dal palazzo.
12. Poi, trovata una canna, legò ad essa la carta e la gettò in mare.
13. Per disposizione di Dio, in quel momento la canna con la carta giunse ad Andriake, porto della città di Myra.
14. Alcuni pescatori la videro e la portarono ai cittadini più in vista della città.
15. Quelli, dopo averla letta, andarono a mostrarla al governatore. Quando questi la vide e riconobbe su di essa il sigillo dell'imperatore, non ebbe più il coraggio di contraddire ma, assai timoroso, prese con premura la carta e la pose nell'archivio.
16. Dopo tre giorni da quando il nostro santo padre e vescovo Nicola stava in città, alcuni uomini, come arsi da divino amore, andarono dal nostro piissimo imperatore e dissero: «Sire, imperatore, poiché la maggior parte dei tributi della tua casa provengono dalla città di Myra, tu così hai sottratto ai tuoi proventi la maggior parte del contributo».
17. L'imperatore, dopo aver sentito le loro parole adulatrici, chiamò il santo presso di sé. Quello giunse dall'imperatore a fronte alta. L'imperatore fu molto lieto di vederlo e lo invitò a sedersi vicino a lui; poi gli disse: «Restituiscimi la carta, santo padre, affinché io apponga una breve aggiunta su di essa, in quanto ho sottratto troppi soldi all'imposta della città». Il santo disse: «Signore, viva il tuo regno; sono già passati tre giorni da quando il tuo ordine è giunto in città». Quando l'imperatore udi, stupito per le sue parole, disse: «Nicola, come fai ad asserire questo, se non sono neanche tre giorni che l'ho scritto?». Il santo rispose: «Sire, imperatore, mandai un angelo in città col tuo ordine; e, se non è come ho detto, avvenga ciò che ordina la tua regia volontà».
18. L'imperatore chiamò un messaggero e lo mandò, dopo avergli detto: «Vai velocemente nella città di Myra, investiga attentamente a che ora, di quale giorno, di quale mese è arrivata là la carta». Il messaggero, quel giorno stesso, si imbarcò su una nave e poiché il mare era tranquillo ma soffiava un buon vento, la nave salpò, dal porto. Per ordine di Dio i naviganti viaggiarono e giunsero nella città di Myra. Il messaggero scese dalla nave e si recò in città, dal governatore. Dopo aver indagato sul giorno e sull'ora in cui la carta era arrivata là, accertò che essa era giunta in città nello stesso giorno in cui l'imperatore l'aveva scritta. In seguito egli salì di nuovo sulla nave e quella salpò. E di nuovo, per ordine di Dio, protetti dalle intercessioni del santo, giunsero nella città santa. Quando il messaggero arrivò al cospetto dell'imperatore, gli raccontò tutta la verità, cioè che la carta era arrivata a Myra proprio nello stesso giorno in cui era stata scritta.
19. Allora l'imperatore disse: «Sia convalidato l'ordine secondo la carta del santo, così come la stilammo allora». Dunque, grazie all'intelligenza e all'intercessione del santo, fu convalidato il primo tributo. E fino ad oggi vige ancora la stessa sanzione, a gloria e lode del santo padre nostro e vescovo Nicola.
20. Allora il beato, dopo aver pregato a favore di tutto il palazzo e di tutta la santa città, tornò alla città di Myra, glorificato e lodato da tutti gli abitanti del luogo, per la liberazione che aveva compiuto in favore loro e di tutto il paese. Gloria al nostro Dio, al Figlio e allo Spirito Santo, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.